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I prodotti sono davvero italiani? L’ Antitrust dà 20 giorni a Eataly per dimostrarlo

Il marchio Eataly fondato da Oscar Farinetti dal Codacons: non si sa di dove siano le materie prime e dove vengano lavorate. Già in precedenza fu multato

Oscar Farinetti di Eataly

L'olio della Val D'Orcia, il cioccolato Dop di Modica, il pistacchio di Bronte, i pomodori San Marzano. Ci sono molte delle eccellenze gastronomiche italiane di cui Eataly è orgogliosa ambasciatrice nel mondo, nel mirino dell'Antitrust. Non tanto i singoli marchi, quanto il modo in cui il la catena di fondata da Oscar Farinetti li presenta agli acquirenti. Tutto parte da un esposto del Codacons, che già aveva vinto contro Eataly dimostrando la poca chiarezza delle bottiglie etichettate come “vino libero” e che, dopo ulteriori controlli, erano risultate contenere comunque solfiti, con multa da 50 mila euro. E costringendo poi il marchio di Farinetti a ritirare altri prodotti ritenuti “ingannevoli” per via di una etichettatura poco dettagliata, riguardante “latte, yogurt e latticini”, con annullamento della relativa di comunicazione pubblicitaria. Ora il braccio di ferro tra Codacons e Eataly coinvolge la vendita di altri pesi massimi dell'agroalimentare italiano.

Cosa c'è davvero in quei prodotti
La lista delle contestazioni del Codacons, il cui esposto contro Eataly è stato accolto dall'Antitrust e mette Farinetti sotto ulteriore pressione, è lunga. Si va dall'olio d'oliva prodotto tra le colline della Val D'Orcia, in Maremma “privo di indicazioni circa il luogo di coltivazione delle olive e di imbottigliamento dell'olio, al contrario di quanto prevede la normativa specifica di settore”, si prosegue con i pomodori San Marzano venduti da Eataly con generica descrizione degli ingredienti “pomodori pelati, succo di pomodoro, correttore di acidità” senza specificare la loro provenienza e i dettagli della lavorazione. Fino al pistacchio di Bronte, messo in commercio senza la dicitura obbligatoria Dop. O ancora il cioccolato di Modica per cui non si fornisce l'indicazione geografica e la provenieza (viene detto però che il cacao impiegato viene per il 40% dal Perù).

Venti giorni di tempo
Altra osservazione mossa dal Codacons e accolta dall'Antitrust, è quella che riguarda i prodotti non italiani venduti da Eataly, che ha fatto della propria missione commerciale ed etica la promozione della migliore enogastronomia italiana. Nel sito e nei punti vendita del brand di Oscar Farinetti si trovano, ad esempio, le patatine britanniche Kettle Chips, commercializzate senza nemmeno avere sulla confezione il logo che attesta l'assenza di Ogm, come invece fatto dal produttore inglese dopo una denuncia dell'organizzazione americana Non Gmo Project che si batte contro l'utilizzo di organismi geneticamente modificati. Stesso rilievo è stato mosso contro la salsa barbecue Squeezer Bbq che riporta sulla confezione sia la bandiera italiana che quella messicana, ma trascura di indicare l'origine delle materie prime e il loro luogo di trasformazione. Troppa ambiguità, proprio quella contro cui è stato varato il regolamento 1169 del 2011 dal Parlamento europeo insieeme al Consiglio dell' Unione europea. Ora l'Antitrust mette di nuovo sotto esame Eataly, a cui sono stati dati 20 giorni per fornire informazioni dettagliate sui prodotti la cui etichettatura è considerata tutt'altro che convincente. (fonte: Tiscali News, Cristiano Sanna)

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