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Università di Trieste : scoperto meccanismo fusione delle cellule infettate da Sars-Cov-2

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UN FARMACO ANTIPARASSITARIO PUÒ BLOCCARE IL DANNO POLMONARE CAUSATO DA COVID-19

Ricercatori del King's College London, dell'Università degli studi di Trieste e del Centro di Ingegneria Genetica e Biotecnologie (ICGEB) di Trieste hanno scoperto il meccanismo che porta alla fusione delle cellule infettate da Sars-Cov-2 e un farmaco in grado di bloccare questo processo. Lo studio è pubblicato oggi sulla rivista Nature.

Trieste, 7 aprile 2021 – Uno studio di un gruppo di ricercatori del King's College London, dell'Università degli studi di Trieste e del Centro di Ingegneria Genetica e Biotecnologie (ICGEB) di Trieste, pubblicato oggi sulla rivista Nature, ha identificato il meccanismo che porta alla fusione delle cellule infettate con Sars-Cov-2 e un farmaco in grado di bloccare questo processo.

Attraverso uno screening di laboratorio su oltre 3.000 farmaci già approvati per la terapia di diverse malattie, il gruppo di ricercatori italiani e inglesi guidati da Mauro Giacca, professore dell'Università di Trieste, docente di Cardiovascular Sciences al King's College di Londra, e responsabile del Laboratorio di Medicina Molecolare dell'ICGEB, ha scoperto che la niclosamide, un farmaco usato da più di 50 anni per le infezioni intestinali, è in grado di bloccare gli effetti dannosi che la proteina Spike di Sars-CoV-2 causa alle cellule.

Lo stesso gruppo di ricercatori nel mese di novembre dello scorso anno in un articolo pubblicato su Lancet eBioMedicine aveva scoperto che i polmoni dei pazienti morti per Covid-19, oltre a mostrare un esteso danno e la presenza di coaguli che bloccano la circolazione del sangue, contengono un vasto numero di cellule anormali, molto grandi e con molti nuclei, infettate dal virus anche dopo 30-40 giorni dal ricovero in ospedale. Queste cellule anomale sono generate dalla capacità della proteina Spike del coronavirus di stimolare la fusione tra le cellule infettate e le cellule vicine.

Stimolati da queste osservazioni, i ricercatori hanno ora scoperto il meccanismo che consente la fusione delle cellule e trovato un farmaco in grado di bloccare questo processo “Siamo molto soddisfatti dai nostri – dichiara Mauro Giacca – per almeno due motivi. Primo, perché abbiamo scoperto un meccanismo completamente nuovo, attivato dalla proteina Spike e importante per il virus. Le nostre ricerche mostrano come Spike attivi una famiglia di proteine della cellula, chiamate TMEM16, che sono indispensabili per la fusione cellulare. Secondo, perché questo meccanismo è anche alla base dell'attivazione delle piastrine, e potrebbe quindi anche spiegare perché il 70% dei pazienti con Covid-19 grave sviluppa una trombosi. E ora sappiamo che c'è almeno un farmaco, la Niclosamide, in grado di bloccare questo meccanismo.”

La Niclosamide è un farmaco sintetizzato negli anni '70 del secolo scorso e usato a partire dal 1982 per la terapia delle infezioni intestinali dovute alla tenia. Il nuovo studio come questo farmaco, inibendo TMEM16 e la fusione delle cellule, blocca anche la replicazione del virus.

Sulla base di questi risultati, una sperimentazione clinica su 120 pazienti è già partita in India, dove l'infezione è ancora molto diffusa e si sta somministrando la niclosamide a un gruppo di pazienti ricoverati in ospedale con Covid-19. Si tratta di una sperimentazione appena avviata, e pertanto sarà di fondamentale importanza attendere i risultati nel corso dei prossimi mesi per confermare l'efficacia del farmaco.

“Penso che questa ricerca sia importante” – continua Mauro Giacca, professore dell'Università di Trieste e docente di Cardiovascular Sciences al King's College di Londra – anche perché sposta l'attenzione dal tentativo di bloccare la moltiplicazione del virus, come finora hanno cercato di fare con alcuni farmaci, con scarso successo, a quello di inibire il danno causato all'organismo dalle cellule infettate. Sono sempre più convinto che Covid-19 sia una malattia causata non dalla semplice distruzione delle cellule infettate dal virus, ma dalla persistenza di queste cellule nell'organismo per periodi lunghi di . Il meccanismo che abbiamo scoperto potrebbe quindi anche essere coinvolto nello sviluppo del cosiddetto Covid lungo, ovvero spiegare la difficoltà che molti pazienti hanno a ricuperare dopo la malattia”.

La ricerca è stata condotta nei laboratori diretti dal professor Giacca alla School of Cardiovascular Medicine & Sciences del King's College London, l'International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology di Trieste e l'Università di Trieste, con la collaborazione dell'Istituto di Anatomia Patologica dell'Università di Trieste grazie al supporto dei professori dell'Università di Trieste Rossana Bussani, docente di anatomia patologica e Chiara Collesi, docente di biologia molecolare, e con la collaborazione di altri gruppi di ricerca del King's College London, Imperial College London e dell'Istituto di Biofisica del CNR di .


Studio pubblicato su Nature, 7 aprile 2021

Drugs that inhibit TMEM16 proteins block SARS-CoV-2 Spike-induced syncytia.

Luca Bragal,$, Hashim Alil,$, llaria Seccol, Elena Chiavaccil, Guilherme Neves2, Daniel Goldhill4, Rebecca Penn4, Jose M. Jimenez-Guardef\oS, Ana M. Ortega-PrietoS, Rossana Bussani6, Antonio Cannatàl, Giorgia Rizzaril, Chiara Collesi6,7,Edoardo Schneiderl,7, Daniele Arosio8, Ajay M. Shahl, Wendy S. Barclay4, Michael H. MalimS, Juan Burrone2,3 and Mauro Giaccal,6,7

 

l King's College London, British Heart Foundation Centre of Research Excellence, School of Cardiovascular Medicine & Sciences, London UK

2 MRC Centre for Neurodevelopmental Disorders, lnstitute of Psychiatry, Psychology and Neuroscience, King's College London, London, United Kingdom

3 Centre for Developmental Neurobiology, lnstitute of Psychiatry, Psychology and Neuroscience, King's College London, London, United Kingdom

4 lmperial College London, Department of infectious Diseases, lmperial College London, London, United Kingdom

S Department of lnfectious Diseases, School of lmmunology & Microbial Sciences, King's College London, London, United Kingdom

6 Department of Medical, Surgical and Health Sciences, University of Trieste, ltaly

7 lnternational Centre for Genetic Engineering and Biotechnology {lCGEB}, Trieste, ltaly

8 lstituto di Biofisica {lBF}, Consiglio Nazionale delle Ricerche {CNR}, Trento, ltaly

$ These authors contributed equally

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