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La Villa triste di via Bellosguardo a Trieste, sede di torture

L'edificio successivamente abbattuto della Villa triste in via Bellosguardo a

Anche Trieste aveva una Villa Triste, conosciuta oltretutto con tale denominazione. Si trattava di un edificio di modeste proporzioni sito in via Bellosguardo n. 8 che fin dal 1942 noto per essere stato abitato da una famiglia ebraica fino alle proclamazione delle razziali, venne in seguito requisita e utilizzata non solo come Ispettorato Speciale di Pubblica per la , ma anche come luogo di interrogatori e di torture.

Il commissario dell'ispettorato era Giuseppe Gueli, mentre vicecommissario era Gaetano Collotti, il quale crea la cosiddetta “Banda Collotti”. Nell'estate del 1944 svariate volte e per diversi giorni la “Banda Colotti” giustiziò dei civili gettandoli nel pozzo di una miniera a Basovizza.

Oltre alla villa di via Bellosguardo, vennero adibiti a tale scopo altri locali, denominati anch'essi “ tristi”: uno soprannominato “dai Gesuiti” e un altro in , fino al 1994 sede di un comando di carabinieri (gestiti all'epoca, come quelli di via Bellosguardo, dall'Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza).

«I luoghi della memoria dell'oppressione e della lotta sono tanti. A cominciare da via Bellosguardo a Trieste, dove in una villa demolita ormai da tempo ebbe sede per un certo periodo l'Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia, l'organismo istituito dal regime nel 1942 con il compito di combattere il movimento partigiano ormai affermatosi anche nelle province giuliane. L'ispettorato si distinse per l'uso sistematico della tortura sugli arrestati e la villa di via Bellosguardo divenne nota per le dei seviziati che si sentivano dall'esterno. Un'altra sede dell'ispettorato fu l'attuale stazione dei carabinieri di via Cologna a Trieste, che è anche l'unica sede dell'organismo ancora esistente.»

Dove un tempo s'ergeva la Villa Triste, ora è visibile una lapide commemorativa

La via Don Minzoni a Trieste, con la lapide commemorativa

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