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Peste suina africana in Friuli, la nota degli animalisti

Il Partito Animalista del Friuli Venezia Giulia esprime preoccupazioni sull'approccio regionale alla della peste suina africana e chiede un'azione equilibrata e rispettosa degli animali

In seguito alla recente pubblicazione della delibera regionale sulla gestione della peste suina africana e le relative misure preventive, il Partito Animalista del Friuli Venezia Giulia desidera mettere in luce diversi aspetti critici da varie prospettive.

È fondamentale evidenziare che gli allevamenti intensivi di maiali, soprattutto quelli coinvolti nella produzione del prosciutto di San Daniele, sono stati identificati come una delle principali fonti di preoccupazione per la diffusione potenziale della peste suina africana. Tali allevamenti sollevano gravi preoccupazioni sul piano del benessere animale e sembrano violare normative nazionali ed europee che riconoscono agli animali lo status di esseri senzienti e garantiscono loro determinati diritti e protezioni.

L'approccio proposto, che prevede l' di oltre 3900 cinghiali, suscita serie preoccupazioni dal punto di vista etico e scientifico. L'idea di abbattere un così elevato numero di animali, senza una prova definitiva della loro colpevolezza e con un piano quinquennale che consente il prelievo illimitato, solleva dubbi sulla proporzionalità e sull'efficacia di tali misure.

Inoltre, l'uso di sedativi seguito dall'abbattimento degli animali, come descritto nella delibera, solleva gravi dubbi sulla moralità di tali pratiche. Sedare gli animali prima di ucciderli, aspettando che il farmaco venga smaltito per garantire la commercializzazione della carne, è discutibile dal punto di vista etico e solleva dubbi sulla compatibilità di tali pratiche con i principi di rispetto e compassione verso gli animali.

L'impiego di strumenti come visori notturni solleva interrogativi sulla necessità di adottare misure così invasive e tecnologicamente avanzate per affrontare il problema dei cinghiali. Tale approccio solleva dubbi sulla proporzionalità delle misure adottate e sulla considerazione dei diritti degli animali coinvolti.

Infine, è importante chiarire come verrà gestito il della diffusione della peste suina africana tra gli altri animali, considerando che il piano sembra concentrarsi principalmente sui cinghiali. È essenziale adottare misure adeguate per prevenire la diffusione della malattia tra gli altri animali e per proteggere la salute pubblica e l'industria alimentare.

In conclusione, è necessario un approccio più equilibrato, basato su evidenze scientifiche solide e rispettoso del benessere degli animali coinvolti, per affrontare la questione della peste suina africana e proteggere gli allevamenti suinicoli e l'industria alimentare, senza compromettere i principi etici e il rispetto per gli animali.

Il PAI FVG condanna fermamente l'idea dell'intervento dell'esercito per affrontare la questione dei cinghiali, poiché coinvolgere le forze armate in un compito non correlato ai loro compiti istituzionali è ingiustificato. Sarebbe più appropriato adottare misure di gestione della fauna selvatica rispettose del benessere animale e in linea con le normative vigenti.

Coinvolgere l'esercito solleva serie preoccupazioni riguardo alla sicurezza e alla salute pubblica, e potrebbe generare tensioni anziché risolvere il problema in modo pacifico ed efficace.

Chiediamo alle autorità regionali di riconsiderare l'approccio proposto e di adottare misure più appropriate e rispettose degli animali per affrontare la questione dei cinghiali e proteggere la salute pubblica e l'.

Fabio Rabak
Coordinatore regionale PAI

peste suina

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