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Trieste, Studio Tommaseo: mostra e conversazione di Amela Frankl

One by One / Uno per uno / Jedan po jedan
mostra e proiezioni di Amela Frankl
Trieste, Studio Tommaseo, dal 2 all'8 Settembre, 2022
a cura di Janka Vukmir
una co- di Trieste Contemporanea e l'Institute for Contemporary Art di Zagabria

Venerdì, 2 Settembre 2022, 18.30
Amela Frankl in conversazione con Janka Vukmir

Amela Frankl, A Ballad of Two Grave Blocks, 2015, performance, installazione di arte pubblica (fotografia di Boris Cvjetanović, courtesy ICA Zagabria)

Amela Frankl, A Ballad of Two Grave Blocks, 2015, performance, installazione di arte pubblica (fotografia di Boris Cvjetanović, courtesy ICA Zagabria)

Un imperdibile appuntamento con l'artista croata che discute i suoi lavori con la curatrice d'arte contemporanea Janka Vukmir apre venerdì 2 settembre alle ore 18.30 la settimana che Trieste Contemporanea, in collaborazione con l'Institute for Contemporary Art di Zagabria, dedica dal 2 all'8 settembre 2022 alla recente produzione video di Amela Frankl (allo Studio Tommaseo di via del Monte 2/1, orario da martedì a venerdì 17–20).

Centrali nell' Uno per uno, curata a Trieste da Janka Vukmir, sono tre storie video indirettamente legate al trauma dell'Olocausto realizzate dalla performer e videomaker tra 2013 e 2017: For a Beginning (per un inizio), 2013 (performance in collaborazione con Pavao Mašić, video, 49'39”); A Ballad of Two Grave Block (ballata per due lapidi), 2015 (performance, installazione di arte pubblica, video, 4'45”); This Too Shall Pass/I to ce proci (anche questo passerà), 2017 (performance, 5'40”).

Su questa “trilogia” video riportiamo un estratto dal testo di Ružica Šimunović The Face (2017):
“Le performance di Amela Frankl attingono dal personale, pur intendendo chiaramente che il collettivo e il personale partecipano alla stessa circolazione, sono intrecciati e si determinano a vicenda. E quando dico ‘personale' penso non solo alla storia familiare raccontata nella The Ballad of Two Grave Blocks (2015) ma a qualcosa – che mi sembra tutte e tre le opere trasmettano – che poggia sulla responsabilità di confrontare la propria faccia con quella dell'altro, di chi non c'è più e noi che ci siamo, la comunità. Restando quindi al discorso in prima persona, l'artista in un certo senso risparmia gli altri. Allo stesso tempo, proprio questo dire in prima persona lascia a noi definire il nostro punto di vista, assumere la nostra posizione. E sarà l' con opere che dicono che è fondamentale parlare di ferite e traumi che non possono essere sanati dal silenzio, dalla negazione, dal rifiuto di accettare la verità, verità che non può essere misurata da nient'altro che dai nudi fatti. È su di loro, in definitiva, che Amela Frankl insiste, trascinandoli nella rete delle opere, offrendoli come pre-testo e sotto-testo delle performance.
Colleghiamo i fatti con qualcosa che è evidente, indubbio. Qui si tratta della trasposizione dei fatti contenuti nelle cose, nella loro materialità solo apparentemente neutra (e distaccata dal soggetto e dal destino del soggetto). Questo qualcosa è in un caso è un organo, in un altro una lapide tombale, quindi un anello. Sono pezzi di storia, dislocati, depositati, archiviati.”

Nella mostra triestina viene mostrata per la prima A Large Parcel, 2022, 14'42”, l'ultima produzione video di Frankl. Infine è esposta l'opera facts f*, 2015.


Amela Frankl è nata a Zagabria nel 1963. Si è laureata all'Accademia di Belle Arti di Zagabria. Vive e lavora a Zagabria. «Coinvolgendo storie e situazioni concrete della sua vita nei suoi lavori, attraverso la mediazione della sua pratica e artistica, affronta i temi delle libertà personali e sociali, delle vite private e pubbliche e della prontezza a cooperare e dell'empatia come pratiche sociali fondamentali.» (Tihomir Milovac)

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