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Rapporto AlmaLaurea 2021 sui dottorati di ricerca: UniTS cresce in attrattività

dottorandi esultanti UniTS

, 11 luglio 2021 – Una grande attrattività sui laureati degli altri atenei e degli altri paesi, un fortissimo coinvolgimento nei di ricerca, un aumento della collocazione nel settore privato e stipendi superiori alla media italiana.

È la fotografia che il rapporto AlmaLaurea 2021 sul profilo e la condizione dei dottori di ricerca dà dell'Università di Trieste, all'interno di un confronto con le performance formative di un campione di 4.484 dottori di ricerca di 30 atenei italiani e la condizione occupazionale di 5.380 persone a un anno dal conseguimento del titolo di terzo livello in 40 università del nostro paese.

La grande attrattività dell'offerta formativa legata ai PhD è testimoniata dalla provenienza dei dottori di ricerca di UniTS: il 61,1%, un dato superiore di quasi dieci punti rispetto alla media nazionale, si era precedentemente laureato in un'altra università (il 38,9% sempre in Italia, mentre il 12,2% aveva studiato all'estero). Molto significativa inoltre è la crescita dei cittadini che hanno conseguito il dottorato di ricerca a Trieste: l'aumento dal 9,9% al 15,4 consente di superare il dato nazionale di riferimento.
La vocazione internazionale di UniTS è confermata anche dalla crescita dei joint degree e dei double degree: quasi il 9% (3,4% nel 2020) dei dottori di ricerca ha ottenuto anche un titolo congiunto da parte di un ateneo straniero consociato.

“I dati AlmaLaurea 2021 sui dottorati di ricerca – commenta il rettore Roberto Di Lenarda – confermano un trend molto positivo del nostro Ateneo in termini di attrattività nazionale ed internazionale, spendibilità del titolo nel mondo del lavoro, soddisfazione di coloro che hanno completato il percorso di studio. Ci confortano sulla scelta di investire con decisione nella formazione di terzo livello vero volano di innovazione e progresso del nostro Paese, a maggior ragione in attesa dell'arrivo delle risorse del PNRR”.

Numeri che premiano le scelte dall'ateneo giuliano di investire nel finanziamento delle borse di studio: la percentuale di coloro che ne hanno usufruito nel percorso di dottorato resta ampiamente più elevata della media nazionale (87,8% contro 84,9%). Una politica di sostegno alla formazione dottorale che consente ai PhD di UniTS di conseguire il titolo un anno prima rispetto alla media dei loro colleghi.

L'efficacia dell'offerta formativa del dottorato è testimoniata dall'aumento di coloro che hanno partecipato abitualmente alle attività previste (83,3% rispetto al 69,7 della rilevazione precedente), dalla crescita di coloro che hanno svolto un periodo di ricerca all'estero (53,3% a fronte del 44,9 nel 2020) e dall'altissimo tasso di coinvolgimento nei team di ricerca, che toccano uno stratosferico 91,1% contro una media nazionale ferma al 73,7%.

Per quanto riguarda la condizione occupazionale a un anno dal conseguimento del titolo, cresce lo stipendio dei dottori di ricerca dell'Università di Trieste: la retribuzione mensile netta raggiunge i 1.778 euro (rispetto ai 1.721 rilevati nell'indagine del 2020), superando di 50 euro il dato medio italiano, ma anche quello regionale, di riferimento. Un segnale positivo all'interno di un ciclo economico di crisi, causato dalla perdurante pandemia da , che vede comunque il tasso rimanere su buoni livelli (86%).

L'attenzione invece per il consolidamento di competenze richieste dal mondo produttivo è testimoniata dalla percentuale di dottorati industriali, che rimane sopra la media italiana. Il settore industriale inoltre occupa il 13,5% dei dottori di ricerca dell'ateneo giuliano, contro l'11,6% su scala nazionale. Un dato quest'ultimo che rivela il forte interesse del settore privato, in cui hanno trovato impiego il 45,9% dei dottori di ricerca: un dato superiore di quasi 5 punti percentuali rispetto alla media e con un trend in forte crescita (erano solo il 38% lo scorso anno).
Si tratta di un capitale umano di alto livello che al 64,9% contribuisce allo sviluppo delle regioni del Nord Italia, ma che è anche fortemente conteso da enti e aziende internazionali: il 29,7% sta lavorando infatti all'estero.

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