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In bici da Trieste a Nizza attraversando le Alpi

Percorso Trieste-Nizza in bicicletta – Una lunga traversata con mezzi sostenibili per testimoniare quanto sia mutato il panorama alpino negli ultimi anni – Il viaggio di Gian Luca Gasca

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Non è la prima volta che Gian Luca Gasca, scrittore e reporter, esprime la sua voglia di scoprire e testimoniare croci e delizie delle montagne italiane. Questa volta ha completato la traversata delle Alpi, da Trieste a Nizza, intrapresa allo scopo di vedere in prima persona e poi raccontare gli effetti del cambiamento climatico sulle nostre montagne. Un viaggio lungo, in bicicletta con qualche tratto a piedi dove necessario, ma proficuo. Ecco cosa ha visto nelle Terre Alte, come sono ormai definite le regioni di montagna occupate e vissute dall'uomo.

IL VIAGGIO DI GIAN LUCA GASCA SULLE ALPI

Il viaggio è stato disegnato su un precedente tour effettuato dallo stesso Gasca, sempre da Trieste fino a Nizza, ispirato dal libro di La leggenda dei monti naviganti, quella volta solo camminando o utilizzando i mezzi pubblici. Quest'ultima avventura, che ha dato alla vita al documentario Fragile Bellezza, parte dalla particolarissima cittadina di Muggia, a due passi da Trieste per arrivare alla spiaggia di Nizza in circa un mese di viaggio, cercando di rimanere il più possibile sulla catena delle Alpi, escluso il tratto lombardo che da Lecco porta a Ivrea in Valle d'Aosta. Una pedalata nella natura, sostenibile e alla scoperta non solo di borghi e luoghi di interesse culturale, ma anche e soprattutto di quei cambiamenti dettati dai mutamenti climatici che spiccano con evidenza lungo il viaggio. Luoghi che, in silenzio, chiedono aiuto.

I PUNTI PIÙ IMPORTANTI DEL VIAGGIO

Qualche flash dai ricordi di Gasca. “Fra i luoghi di maggior importanza o meglio che più hanno evidenziato questi cambiamenti sul territorio ci sono stati i laghi di Fusine in Friuli Venezia Giulia: quando ci sono passato si erano infatti quasi prosciugati, dando una visione inquietante della zona, a causa della grande siccità di quell'anno. Poco distante ho incontrato un altro bacino a far ‘emergere' tali problematiche, quello di Predil: era ben 2 metri sotto il livello normale a causa dello scarso apporto di acque di fusione glaciale e per la mancanza di precipitazioni primaverili”. Gasca continua: “Un altro luogo in cui i fenomeni atmosferici hanno modificato il paesaggio è la Val di Fiemme, dove l'uragano Vaia ha causato la distruzione di alberi a perdita d'occhio. La ricrescita, però, sembra non destare troppe preoccupazioni grazie all'intervento dell'uomo e grazie alla stessa gestione del problema da parte di Madre natura”. Inoltre, aggiunge il report di montagna: “In Valtellina sono salito al Rifugio Gerli Porro, a Chiesa in Val Malenco, posto ai piedi del ghiacciaio Ventina: qui le mutazioni sono impressionanti, il ghiacciaio è praticamente sparito. Come del resto si osserva al Passo Gavia. Tra l'altro dai ghiacciai che sovrastano il valico stanno riemergendo, dopo oltre un secolo, numerosi reperti della Prima guerra mondiale”.

IL CERVINO E IL MONTE BIANCO

Altri due luoghi di grande interesse e dove il cambiamento climatico sta lasciando segni profondi sono il Cervino e il Monte Bianco. Quando Gasca ci passò nel suo viaggio, le alpine, contro il loro stesso interesse, avevano addirittura chiesto la chiusura delle salite agli alpinisti, per un troppo elevato di frane e valanghe. Le registrate erano davvero troppo alte per quelle quote. Ultimo focus dove fermarsi a riflettere è stato alla sorgente del Po, ai Piani del Re, dove il corso d'acqua, che da ruscello diventa fiume di vitale importanza sotto molteplici aspetti, raggiungeva livelli ai minimi storici.

L'ALLARME DI GIAN LUCA GASCA

“Spesso le persone si soffermano sulle precipitazioni, sulle temperature del momento che possono essere in accordo con il periodo. In realtà bisogna guardare in modo molto più ampio, studiando le statistiche e i loro movimenti in archi di tempo più lunghi. Anche i fenomeni atmosferici violenti e difficilmente prevedibili per la loro intensità trovano un territorio impreparato. A Nizza, tirare le somme è stato in realtà impossibile, vista l'enorme diversità naturale e culturale che ho attraversato pedalando in modo più possibile sostenibile. Sicuramente tutti questi problemi e situazioni occorre che vengano risolti a livello globale, ma senza dimenticare che ogni piccolo sforzo del singolo individuo sommato a uno stile di vita più sportivo può far sì che qualcosa si muova. Anche il modo in cui è inteso spesso lo sport andrebbe cambiato: non solo un momento di performance o per fare attività perché si ‘deve', ma uno stile di vita quotidiana, da insegnare soprattutto alle nuove generazioni”, conclude Gasca. (Gazzetta dello Sport)


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