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Furian e Maxino, la coppia irresistibile cattura l’audience triestina con “Macete”

Flavio Furian e Massimiliano Cernecca (Maxino) nel programma "Macete"

Ambedue geniali, se presi singolarmente, ma esplosivi in coppia! È il fenomeno mediatico del momento, una nuova formula di varietà comico trasmesso dall'emittente locale “Telequattro” dal titolo “Macete”. Gli autori hanno giocato sull'ambiguità di questo nome, che in dialetto triestino significa “macchiette” cioè i personaggi tipici che generano ilarità, oppure i numeri comici detti anche “siparietti”. Ma i significati non si fermano qui: “macete” sono anche le piccole macchie che si annidano nei vestiti (spendido l'incipit: “go magnà un sugheto con le sepe senza bavariol, e desso go la camisa piena de macete!”). Tutto qui? Assolutamente no, perché il gioco dell'ambiguità continua con l' di un “macete”, presente nel logo ufficiale del programma!

Vediamo la carrellata di personaggi magistralmente interpretati dal cabarettista-comico-imitatore-ecc Flavio Furian:

In primis non possiamo non menzionare il sindaco, Roberto Dipiazza. E qui scatta l'apoteosi, perché il personaggio di Furian supera in credibilità quello vero, creando un sindaco finto ma più reale del vero. Irresistibile l'intercalare “bellissimo”, pronunciato nei confronti di qualsiasi manufatto presente in città, e la voce imperiosa e cavernosa praticamente identica all'originale! Lo spasso prende forme inarrivabili quando il nostro “sindaco” cerca senza successo l'assessore Bucci, e il refrain diventa così popolare che ormai è sulla bocca di tutti: “Bucci, Bucci… bucci…” a guisa di un gatto disperso, che non si fa trovare nemmeno alla presenza di una scatola di croccantini.

Secondo ma a pari merito troviamo il gustoso personaggio della “Boba de Borgo”, una nostalgica interpretazione dei bulli di un tempo dai modi un po' cavernicoli e un po' strafottenti, inclini alla violenza soprattutto verbale, che sfocia inevitabilmente nell'ilarità. L'estrema sintesi di espressione è il leit motiv di questo personaggio, ricreato per l'occasione. Furian diventa così “Uolter”, l'archetipo della “boba” nel famoso rione periferico di Trieste. Si esprime principalmente a grugniti, con abbondanza di vocali. I gesti delle mani, accompagnati dai suoni labiali e dallo sguardo diventano quasi sempre delle minacce nei confronti dell'interlocutore. Il bravissimo interpreta il ruolo dell'intervistatore occulto, che sprona il nostro Uolter a dare il meglio di sé, spiegando al pubblico il gergo di “Borgo” ().

Un altro irresistibile personaggio interpretato da Furian è un improbabile presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, onnipresente nelle vie di Trieste con dei progetti di riqualificazione che fanno ridere a crepapelle.

Massimiliano Cernecca, in arte Maxino, è il genio della musica e ideale spalla di supporto alle imitazioni di Furian. Intervistatore a tutto campo, eccelso improvvisatore, elabora testi e musica come sgranocchiare pop corn. La sigla d'apertura, da lui ideata, è diventata un'ossessione: impossibile non canticchiarla dopo aver visto alcune puntate di “Macete”.

La trasmissione va in onda di mercoledì su Telequattro » ma se vi siete persi alcune puntate, le trovate sul sito e su Youtube.

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Codindio, cos'è? Vediamo il significato di questa esclamazione “boba-triestina”


codindio co dindio

Il mitologico “codindio”

Dal dizionario/vocabolario del dialetto triestino “Ernesto Kosovitz” del 1890 troviamo:
Codindio, inter. cocuzze^ cospetto, cospettonaccio, per Bacco e simili.

(ant.) esclamazione di sorpresa, disappunto, insofferenza: Cospetto! voi mi mettete in un'agitazione grandissima (GOLDONI)

Da Treccani:
esclamazione ellittica cospetto!, per indicare meraviglia, sorpresa, o lieve irritazione: Cospetto! mi vorresti pelar tutto come un frate! (I. Nievo); cospetto! … e me lo dici ora?; scherzoso, cospetto di Bacco! ◆ Accrescitivo e peggiorativo cospettóne, cospettàccio, cospettonàccio, come esclamazioni, per lo più scherzose, di stupore o d'irritazione.

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