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Prosciutto di San Daniele DOP, tecnologia blockchain per contrastare le frodi

I portavoce del M5S alla Camera dei Deputati Luca Sut e Davide Zanichelli con i regionali eletti in Fvg ed Emilia Romagna Ilaria Dal Zovo e Silvia Piccinini a commento del servizio mandato in onda da Report sui falsi Dop San Daniele e Parma. “Rivediamo i controlli sulla filiera avvalendoci di nuove tecnologie come la Blockchain, chiediamo una profonda revisione dei controlli sulla filiera dei prodotti simbolo delle nostre regioni, affinchè il marchio Dop torni a essere sinonimo di eccellenza agroalimentare e non di frode”.

Sono di amarezza le parole dei portavoce pentastellati alla Camera e in Regione Friuli Venezia Giulia, Luca Sut e Ilaria Dal Zovo che assieme a Davide Zanichelli e Silvia Piccinini, eletti a Montecitorio e al consiglio regionale dell’Emilia Romagna nelle file del MoVimento 5 Stelle, all’indomani della notizia sulla contraffazione della Denominazione di origine protetta che interesserebbe il 20% dei prosciutti San Daniele e di Parma.

“Faremo quanto in nostro potere per tradurre quanto finora emerso dalle indagini delle Procure e divulgato dal servizio di Report dei giorni scorsi, in un miglioramento di tutto il sistema che ruota intorno alla produzione del San Daniele, per cui auspichiamo una svolta in direzione digitale, attraverso l’introduzione della tecnologia blockchain, utile nella prevenzione delle frodi grazie al miglioramento apportato alla tracciabilità. Non a caso, il Governo ha investito in tal senso firmando l’adesione italiana al Blockchain Partnership e stanziando un Fondo, in Legge di Bilancio, per il finanziamento di progetti di ricerca di questo tipo – dichiarano i portavoce Sut e Zanichelli assieme ai regionali Dal Zovo e Piccinini ,che aggiungono: “A fronte di allevatori disonesti che hanno sfruttato le nuove richieste del mercato in funzione di maggiori guadagni a discapito dell’autenticità del prodotto, ce ne sono altri che lavorano secondo regole e che si ritrovano oggi penalizzati da probabili ricadute economiche. Chiediamo quindi al Ministero delle Politiche Agricole – concludono i portavoce – un intervento deciso, in grado di mettere ordine sull’intera filiera, arginare il ricorso agli allevamenti intensivi del bestiame, lesivi della dignità dell’animale perchè luoghi di ingiusta quanto inutile sofferenza frutto di crudeli maltrattamenti, e di educare il consumatore troppo orientato verso prodotti magri venduti a prezzi più bassi. Occorre consapevolezza delle caratteristiche nutrizionali del prosciutto San Daniele, del suo sapore e del suo costo. Chiedere un prosciutto diverso può significare incentivare la messa in commercio di una carne che non rispetta il disciplinare alla base del Dop”.

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