Nelle ultime settimane, passeggiando per il centro di Trieste, si nota con una certa apprensione l’espandersi dell’accattonaggio.
Questo fenomeno, gestito perlopiù dalla criminalità, non ha nulla a che vedere con la richiesta di aiuto da parte delle persone disagiate (per questo esistono strutture apposite). I mendicanti sono spesso sfruttati dai loro “capi”, e vengono puniti se non riescono a portar loro sufficienti proventi, ogni giorno.
La gestione dei mendicanti da parte della criminalità organizzata può assumere diverse forme, ma in genere comporta il controllo e lo sfruttamento delle persone vulnerabili che si dedicano alla mendicità. Questo può includere l’arruolamento forzato di mendicanti da parte di bande criminali, il prelievo di una parte dei guadagni dei mendicanti in cambio di “protezione”, o addirittura il traffico di esseri umani per scopi di sfruttamento della mendicità.
La criminalità organizzata può sfruttare i mendicanti per guadagnare denaro attraverso l’estorsione o il lavoro forzato, e spesso li sfrutta anche per commettere reati come il furto o la truffa. Questo tipo di gestione dei mendicanti è profondamente ingiusto e dannoso per le persone coinvolte, che spesso si trovano intrappolate in un ciclo di povertà e violenza.
Per contrastare la gestione dei mendicanti da parte della criminalità organizzata, è necessario un impegno coordinato da parte delle autorità locali, della polizia e delle organizzazioni di assistenza sociale. È fondamentale proteggere e supportare i mendicanti vulnerabili, garantendo loro accesso a servizi essenziali come alloggio, cibo, salute e lavoro dignitoso. Allo stesso tempo, è importante identificare e perseguire i criminali che sfruttano i mendicanti per fini illeciti, assicurando loro giustizia e punizione appropriata.
