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Curiosità – A Trieste soggiornò un “fastidioso” Stendhal

In questo edificio di via San Spiridione n. 2 sorgeva un tempo il famoso Hotel “Zum schwarzen Adler”. Il 25 novembre del 1830 – alle sette di sera – entrava in quell' albergo un certo signor Henry Beyle (meglio conosciuto come Stendhal) con in tasca le credenziali di Console di Francia nella nostra città.

Trieste via San Spiridione 2

Lo sconosciuto ospite, al suo arrivo, fu subito notato dall'attenta imperial—regia polizia asburgica che lo fece oggetto di serrati pedinamenti, rendendo in tal modo il suo soggiorno alquanto sgradevole. Stendhal non amava Trieste solo per “le amorevoli attenzioni della polizia” ma anche per molte altre incompatibilità caratteriali e ambientali: i forti refoli della Bora, le abitudini “levantine” dei camerieri, i mancati successi amorosi con la cantante Carolina Ungher e con madame Goeschen, il carattere chiuso dei triestini, il mangiare “selvaggio” degli “Unni” (vedi goulasch ungherese) e altro ancora. Fortunatamente lo stato di disagio – in parte mitigato dal suo spirito di adattamento -durò solo tre mesi, fino a quando, nominato ambasciatore, poté partire finalmente per Civitavecchia.

Stendhal

Sul grande personaggio si racconta una malignità (documentata), anche se tralasciata dai suoi biografi più famosi. L'ultimo giorno della sua permanenza a Trieste, Stendhal soffrì di un grave disturbo intestinale, tanto grave da essere incontinente. Sporcati i suoi lunghi mutandoni li abbandonò ben arrotolati e nascosti nella toilette dell'albergo e partì. Se li vide arrivare ben puliti e stirati a Civitavecchia con allegato il piccolo conto da saldare… che onorò immediatamente.

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