Chi ci guadagna? È proprio il caso di interrogarsi. Se da un lato molti cittadini saranno sollevati dalla notizia che potranno usufruire anticipatamente del riscaldamento (15 ottobre anziché 1 novembre), dall’altro incombe il ventilato aumento del gas, esagerato e insostenibile per moltissime famiglie. Beato chi possiede il vecchio sparghert o la stufa a legni, e che non dipende dal circuito di distribuzione del metano.
La stagione termica inizierà tra pochissimi giorni, il 15 ottobre, e durerà fino al 15 aprile. Fino ad allora gli impianti di riscaldamento degli edifici potranno rimanere accesi per un massimo di 14 ore al giorno, rispettando dei valori di temperatura prefissati, che negli edifici residenziali sono di 20 gradi. Sarà però, possibile anticipare l’accensione in caso di situazioni climatiche estreme.
Non tutte le aree d’Italia seguono però le stesse date, ma sono regolate secondo una divisione in sei fasce, cui corrispondono differenti intervalli orari di riscaldamento condominiale, assecondando le caratteristiche del clima e le temperature medie di stagione di ciascun luogo.
Fuori dai limiti orari e di stagione è la zona F, che include le aree più fredde, ovvero quella delle Alpi, di Belluno e di Trento. La prossima zona a partire con il riscaldamento è, invece, la E, quella della Pianura Padana, che include le province di Alessandria, Aosta, Asti, Bergamo, Biella, Brescia e Como. E ancora da Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Novara, Padova, Pavia, Sondrio, Torino, Varese, Verbania, Vercelli e Bologna, Bolzano, Ferrara, Gorizia, Modena, Parma, Piacenza, Pordenone, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini e Rovigo, Treviso, Trieste, Udine, Venezia, Verona, Vicenza, Arezzo, Perugia, Frosinone, Rieti, Campobasso, Enna, L’Aquila e Potenza. Qui i riscaldamenti si accenderanno dal 15 ottobre al 15 aprile.
Dovranno aspettare ancora un paio di settimane i residenti in zona D, dove i riscaldamenti si accenderanno dal primo novembre al 15 aprile. Ne fanno parte Avellino, Ancona, Ascoli Piceno, Caltanissetta, Chieti, Forlì, Firenze, Genova, Grosseto, Isernia, Livorno e Lucca. Comprende inoltre Macerata, Massa Carrara, Foggia, Matera, Nuoro, Pesaro, Pisa, Pistoia, Prato, Pescara, Roma, Siena , Terni, Teramo, Vibo Valentia e Viterbo.
La zona C, quella adriatica settentrionale, con Bari, Benevento, Brindisi, Cagliari, Caserta, Catanzaro, Cosenza, Imperia, Latina, Lecce e Napoli. E poi Oristano, Ragusa, Salerno, Sassari e Taranto, seguirà le altre zone il 15 novembre, quindi un mese dopo la fascia E, ma senza poter superare le 10 ore al giorno.
Stesso limite orario per la zona B, quella con Agrigento, Catania, Crotone, Messina, Palermo, Reggio Calabria, Siracusa e Trapani, che come i Comuni della zona C hanno la propria data d’inizio il 15 novembre.
Infine, la zona A, quella delle isole Linosa e Lampedusa e Porto Empedocle, dove i termosifoni si accenderanno tra più di un mese, il primo dicembre, e per una durata di tempo inferiore, fino al 15 marzo. Non si potranno, inoltre, superare le 6 ore giornaliere.
I Comuni non indicati adottano le linee vigenti nel Comune a loro più vicino in linea d’aria.