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Studio Tommaseo

Studio Tommaseo

Struttura espositiva d'arte contemporanea che ha sede a dal 1974 al 1984 in via Canalpiccolo 2, con il nome di “Galleria Tommaseo” preso dal vicino caffè storico; con il trasferimento nel 1984 in via del Monte 2/1 diventa “Studio Tommaseo”; è associazione non profit dal 1993; dal 1995 cura la sezione arti visive del comitato , di cui è membro fondatore.

Fin dalle prime scelte espositive, la direzione di Franco Jesurun tende a dare un'informazione ad ampio spettro sugli esiti dell'arte contemporanea del secondo Novecento e caratterizza lo spazio per l'aggiornato sguardo sulla realtà dell'arte italiana e sulle avanguardie internazionali, dimostrando anche interesse alle esperienze artistiche del territorio e alla generazione emergente.

La stagione 1975, ad esempio, comprende una rassegna che oggi avrebbe interesse museale, “Mirrors of the mind” (che espone opere di Vincenzo Agnetti, Shasaku Arakawa, Joseph Beuys, Marcel Broodthaers, Richard Hamilton, Roy Lichtenstein, Bruce Nauman, Meret Oppenheim, Robert Rauschenberg, Man Ray e James Rosenquist), ma anche personali di protagonisti storici italiani come Giorgio Morandi, oppure di autori appena storicizzati come Giuseppe Capogrossi e Mario Deluigi. Nello stesso anno queste mostre sono affiancate ancora da una straordinaria personale di Robert Rauschenberg di cui vengono esposte le tele brinate. Ciò non vuol dire trascurare l'azione viva della pittura italiana – a Milano: ed ecco le mostre di Walter Valentini e Gottardo Ortelli; o sul territorio: Carmelo Zotti – o le sperimentazioni ancora sotto osservazione critica – Fabrizio Plessi, e il nostro Edward Zajec, con le sue prime opere generate dal calcolatore elettronico.

Il “giovane” 1975 si può considerare un anno-tipo per lo Studio Tommaseo perché bene esemplifica un incalzante susseguirsi di proposte molto stimolanti e non altrimenti fruibili a Trieste in quegli anni, spesso nate da progetti di estrema arditezza curatoriale – come è il dell'iniziativa “Moltiplicazione”, del 1976, esposta l'anno successivo alla di e che apre la strada alla produzione di multipli e opere grafiche targate “Tommaseo”.

Nel corso degli anni centinaia di artisti e critici sono invitati a Trieste, centinaia di progetti sono svolti. Lo Studio Tommaseo diventa una realtà culturale italiana riconosciuta. Il lavoro di indagine e divulgazione si amplia anche ad altri settori artistici contemporanei e viene affiancato dall'associazione L'Officina e poi dal comitato Trieste Contemporanea. La sala di via del Monte, “tre pareti e una scala” (così la definisce Franco Jesurun, intitolando una nel 2004), è molto caratterizzata ma generosa. Attorno ad essa un numero di relazioni ed amicizie si crea solidamente.

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