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Ministro austriaco Herbert Kickl: “non soccorrere i naufraghi, se la sono cercata”

Berlino: Herbert Kickl e Horst Seehofer

Berlino: Herbert Kickl e Horst Seehofer

Da un articolo pubblicato sul Messaggero Veneto, autore Marco Di Blas, leggiamo:

Herbert Kickl, ministro degli Interni austriaco, interviene nuovamente sul problema migranti, per sostenere che quelli che tentano il viaggio via mare e rischiano di annegare non devono essere salvati. Ha fatto questa dichiarazione parlando ieri ai giornalisti di Berlino, dopo un incontro con l’omologo tedesco Horst Seehofer.

Il ragionamento di Kickl è molto semplice. Il soccorso in mare è un concetto da applicarsi quando “ci si trova in una situazione di emergenza in circostanze assolutamente impreviste”. Non è questo – secondo il ministro austriaco – il caso dei migranti,che spesso sfidano l’attraversamento del Mediterraneo, per raggiungere l’Europa, affidandosi a barche inidonee e mettendo così in pericolo la loro vita. Se ci si affida all’”infrastruttura” degli scafisti, secondo l’esponente dell’estrema destra austriaca, non si può più parlare di soccorso in mare.

Kickl non lo dice, ma il suo ragionamento richiama alla memoria quello di un politico italiano di lungo corso, ormai deceduto, secondo cui “se la sono andata a cercare”. Si riferiva a circostanze diverse (il fallimento del Banco Ambrosiano, ci pare di ricordare), ma il senso è lo stesso: anche i migranti se la sono andata a cercare e quindi che affoghino.

Coerentemente con questo ragionamento, l’Austria finora non ha voluto accogliere nessuno dei migranti salvati in mare dall’Italia, a differenza di altri Paesi, tra gli ultimi persino l’Albania. “Continueremo a comportarci in questo modo”, ha dichiarato il ministro nella conferenza stampa, ribadendo un concetto spesso espresso anche dal cancelliere Sebastian Kurz: si vuole in questo modo evitare di alimentare false speranze nei migranti, eliminare fattori di richiamo e smantellare il modello economico su cui si basa il business dei trafficanti di uomini.

Kickl ha riproposto poi il progetto tanto caro a Kurz, da attuare in collaborazione con l’Italia e la Germania (l’”asse dei volonterosi”): realizzare piattaforme di sbarco in Nord Africa per rinchiudervi gli uomini salvati nel Mediterraneo e per riportarvi anche quelli che nel frattempo fossero riusciti a mettere piede in Europa. Dove fare queste “piattaforme” e con l’autorizzazione di chi, Kickl non lo dice. Kurz a suo tempo aveva candidamente ipotizzato che potessero sorgere addirittura a Lampedusa, che lui considera evidentemente un’appendice dell’Africa. Pare però che Lampedusa e forse anche Salvini non siano d’accordo. Così come finora nessuno dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, dall’Egitto al Marocco, ha preso in considerazione la proposta austriaca.

Le dichiarazioni del ministro Kickl hanno suscitato varie reazioni nei commenti sui social. “I turisti in sandali sulle nostre montagne – ha scritto un lettore, che si firma “SagServus” – dovranno in futuro sudare come si deve. Del resto, si sono cacciati da soli in una situazione di pericolo non dotandosi di un equipaggiamento adatto e per questo in futuro non saranno più tratti in salvo!”.

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