LA MONTAGNA DI GIANNI MOHOR. LA ROSA E LA SPINA
ESCE IL NUMERO MONOGRAFICO DI “ALPI GIULIE” DEDICATO ALL’ALPINISTA TRIESTINO
La chiusura dell’anno, come da tradizione, è segnata dall’uscita di “Alpi Giulie”, la rivista della Società Alpina delle Giulie – Sezione di Trieste del Club Alpino Italiano.
Il numero monografico del 2020, curato da Flavio Ghio, vede protagonista Giovanni “Gianni” Mohor (Trieste 1921-1962), socio della SAG, alpinista cresciuto alla scuola di Emilio Comici e guida alpina.
L’uscita segna una prima volta importante per la rivista, non era infatti mai accaduto che attraverso le sue pagine trovasse finalmente pubblicazione un libro, nello specifico La mia vita per l’Alpe d i Mohor, occasione resa possibile anche grazie la passione storico-documentale del bibliotecario della SAG che ha reso disponibile il dattiloscritto originale ritrovato in un faldone.
Gli eventi narrati si concludono nel 1943. Dieci anni dopo l’autore aggiunge una presentazione in vista di una pubblicazione che non ha mai avuto luogo, fino ad oggi.
Mohor è un alpinista lontano dalla letteratura di montagna, eppure nessuno più di lui avrebbe desiderato scrivere un libro in sintonia con la cultura eroica del suo tempo, ma il destino ha voluto che non andasse così.
La vita, prima, gli ha mostrato l’oggetto del desiderio; il libro infatti descrive la scoperta dell’amore davanti all’improvviso spalancarsi delle nebbie sulle Torri del Vaiolet rutilanti nel sole, e successivamente, mentre lo privava del suo ambito oggetto del desiderio, gli donava le parole per poter raccontare ciò che normalmente toglie la parola.
Ferito nell’anima per la morte di Comici avvenuta sotto i suoi occhi, ferito nel corpo per l’amputazione dei piedi, crollato il suo progetto di vita, che fare?
La sua passione lo pone davanti a una nuova realtà: l’ostacolo non è più la montagna, è il corpo mutilato; da questo momento in poi il testo di Mohor sembra ripercorrere la strada indicata da J.J. Rousseau nelle Confessioni: “Voglio mostrare ai miei simili un uomo in tutta la verità della propria natura e quell’uomo sono io”.
L’uomo non indossa più l’armatura del discorso alpinistico dove la passione è fantasia e l’impresa realtà. Al mutilato Mohor, questa letteratura non offre riparo. Così, senza difesa, affronta la grande metamorfosi finale, rivelata da un foglietto infilato nel manoscritto, un messaggio nella bottiglia che fluttua in un mare lontano dalle rotte della cultura per capire come una vita diventa la vita.
Per il momento il numero è disponibile – e scaricabile – in formato pdf sul sito della Società Alpina delle Giulie al link https://caisag.ts.it/alpi-giulie-dicembre-20/
Si informa che nel testo sono presenti dei collegamenti ipertestuali verso altre pubblicazioni a beneficio di quanti volessero approfondire uno specifico argomento
Società Alpina delle Giulie – Sezione del CAI di Trieste
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