Kleine Berlin – Trieste

Club Alpinistico Triestino

CLUB ALPINISTICO TRIESTINO

GRUPPO GROTTE

Sezione Studi e Ricerche sulle Cavità Artificiali
Via Raffele Abro, 5/a Trieste

Kleine Berlin ingresso

IL COMPLESSO DI GALLERIE ANTIAEREE DENOMINATO

KLEINE BERLIN

A Trieste in via Fabio Severo, di fronte al civico 11
Per informazioni: e-mail kleineberlin@cat.ts.it / cat@ts.it

Breve descrizione dei vani

La visita del complesso “Kleine Berlin” avviene attraverso l’in-gresso che era riservato ai soldati tedeschi (IV ingresso). Dopo aver percorso il primo tratto di galleria si giunge a un incrocio (1); proseguendo diritti si arriva a una stanza dove era stato predisposto il basamento per un generatore (2), prima di entrare nella stanza, sulla destra, un breve cunicolo conduce a una porta.
Superatala si percorre una galleria, in lieve discesa, che porta all’ex ingresso principale del ricovero tedesco (3).
Proseguendo lungo la galleria si gira a sinistra, per un breve tratto, per poi svoltare a destra fino a imbattersi nello sbar-ramento che ostruisce l’accesso ai sotterranei del Palazzo di Giustizia (4).
Questo ultimo tratto di galleria non viene quasi mai percorso dalle comitive, durante le visite, perché è invaso dall’acqua. Ritornati al punto 1 si prosegue lungo il corridoio di sinistra sino a intercettare la galleria principale (5) dalla quale si dipartono ben undici diramazioni laterali.

Kleine Berlin mappa

Quelle sul lato destro hanno tutte una lunghezza di circa 26 metri (6) mentre quelle sul lato sinistro variano da una lun-ghezza che va dai 12 ai 25 metri a esclusione di quella adibita ai servizi igienici (7), più corta, che misura 10 metri. Tra queste gallerie c’è n’è una che presenta sulla volta un pozzo che, all’epoca, era munito di una scala a chiocciola (8). Questa serviva al generale Globocnik per recarsi, dalla sua abitazione di Villa Ara, nel ricovero antiaereo e in Tribunale. Al termine della lunga galleria “tedesca” una porta (9) immette nel ricovero antiaereo comunale (10) che è costituito da una galleria lunga circa 250 metri, realizzata dalla ditta Emilio Colombo per conto del Comune di Trieste. Qui possiamo facilmente comprendere come la natura stia lentamente, ma inesorabilmente, riprendendo il possesso dell’ipogeo. Agli occhi del visitatore si presenta un ambiente riccamente invaso da stalattiti, stalagmiti e vaschette di concrezione nelle quali scorre, perennemente, un velo d’acqua. Il fenomeno, fortemente ridotto nella parte tedesca, si deve al fatto che l’ultimo tratto della galleria italiana non è mai stato cementato. Il risultato, per fortuna, è quanto mai gradevole e l’impres-sione che si ricava è quella di trovarsi in una grotta naturale carsica e non in un ipogeo artificiale e, per di più, in pieno centro cittadino.

L'ingresso della Kleine Berlin (a sinistra), all'arrivo degli alleati. (Coll. priv. di Ruggero Calligaris, g.c.)

L’ingresso della Kleine Berlin (a sinistra), all’arrivo degli alleati. (Coll. priv. di Ruggero Calligaris, g.c.)

Cenni storici

Subito dopo aver istituito la “Zona d’Operazioni Litorale Adriatico” i tedeschi iniziarono a realizzare numerose opere di difesa. Incaricati di questi lavori erano le ditte che collaboravano con l’organizzazione tedesca della Todt. Tra i tanti lavori che furono eseguiti sul territorio, i tedeschi, vollero iniziare la realizzazione di un ricovero antiaereo per i propri soldati e per gli impiegati civili che operavano nella zona del Tribunale. La realizzazione del ricovero non era prioritaria, in quanto al suono della sirena d’allarme i soldati si riparavano, assieme alla popolazione civile italiana, nella costruenda galleria “comunale”.
A tale scopo avevano provveduto a realizzare, a proprie spese, l’impianto d’illuminazione del ricovero. Per questo motivo la galleria “comunale” aveva l’impianto elettrico a filo di rame nudo (a uso tedesco) e non a filo di piombo, come tutte le altre gallerie antiaeree comunali. Allo scavo del ricovero partecipavano non meno di tre ditte, questa diversificazione era resa necessaria dal fatto che ognuna di esse doveva ignorare l’operato delle altre. Questa segretezza, nella costruzione del ricovero, era stata imposta dal generale Globocnik, che aveva pensato di realizzare un “passaggio segreto” tra la sua abitazione e il palazzo di Giustizia. Difatti l’ingresso al ricovero (che si apriva nel marciapiede di via Fabio Severo nei pressi della strada di collegamento con quella di via Romagna) e il cunicolo che portava al Palazzo di Giustizia vennero realizzati dalla ditta del geometra Gerdol che lavorava per conto della Todt. Alla costruzione della galleria centrale, con le diramazioni laterali, dell’articolato complesso antiaereo tedesco, era incaricata, molto probabilmente, la ditta della Todt Ing. Mazorana & Co.

5.2.1943 - Via Fabio Severo. Cunicolo di avanzamento della galleria comunale.

5.2.1943 – Via Fabio Severo. Cunicolo di avanzamento della galleria comunale.

Il cunicolo di collegamento, che partiva dalla Villa Ara, abitazio-ne di Globocnik, al soffitto di una galleria laterale del ricovero antiaereo, fu eseguito dalla ditta Schwarz, che operava sempre per conto della Todt. Dopo il bombardamento del 10 giugno 1944 la costruzione del ricovero divenne prioritaria. Per questo motivo i tedeschi imposero ai lavoratori della ditta Colombo di affiancarsi alla ditta della Todt per scavare, con largo uso di mine, il ricovero antiaereo tedesco.

La galleria principale lungo la quale si aprono undici stanze (Maurizio Radacich)

Alcune scritte trovate nel cunicolo di collegamento, usato dai militari tedeschi, con la via Fabio Severo (IV ingresso, dove oggi vengono effettuate le visite) fanno presumere che nel dicembre del 1944 i principali lavori di costruzione fossero terminati.
Sicuramente i lavori di rifinitura proseguirono fino al termine della guerra e a causa di ciò non furono mai terminati, lo riprova il fatto che non vennero mai installati i generatori di corrente, sebbene in due luoghi siano evidenti i basamenti in cemento. Per l’illuminazione del ricovero antiaereo, i tedeschi, avevano un allacciamento con l’allora azienda municipalizzata ACEGAT e nei pressi dell’ingresso, lungo un cunicolo di collegamento alla galleria principale del ricovero, venne installato un quadro elettrico, tuttora esistente. Per la luce ausiliaria, che veniva attivata in mancanza della corrente elettrica, erano usati degli accumulatori sequestrati alle imbarcazioni che, prima della guerra, praticavano la pesca con le lampare. L’ingresso al ricovero antiaereo era vietato a tutto il personale non tedesco. Nessun italiano era autorizzato ad entrarvi, fatta eccezione per un elettricista della ditta Luigi Presel, che aveva l’incarico di cambiare le lampadine fulminate, e per poche altre persone che lavoravano per i militari. La più grande preoccupazione per i tedeschi, nella gestione del ricovero, era data dall’alto tasso di umidità che ristagnava nelle gallerie. Per questo motivo decisero di ricorrere a dei bracieri, alimentati da carbone coke, per asciugare l’ambiente. Il gas combusto dei bracieri era convogliato, tramite un estrattore, nella galleria “comunale” con grave problema di asfissia dei presenti. Presso l’Archivio Generale del Comune di Trieste troviamo ampia documentazione sul fatto che il Podestà Cesare Pagnini si adoperò, presso il Deutscher Berater (Consigliere tedesco di collegamento tra il Comune e il Gauleiter Rainer), per impedire l’uso dei bracieri nel ricovero tedesco. Nella notte del 29 aprile 1945 il Gauleiter Rainer e il generale Globocnik abbandonarono la città di Trieste diretti in Austria, dove furono poi catturati dai soldati alleati. Il 30 aprile 1945 iniziò l’insurrezione di Trieste a opera del Comitato di Liberazione Nazionale. Il 1° maggio entrarono a Trieste le truppe partigiane jugoslave che volendo costringere i soldati tedeschi alla resa circondarono gli ultimi capisaldi germanici. Tra questi c’era il Palazzo del Tribunale che era collegato al ricovero antiaereo. Non troviamo traccia di un tentativo d’entrata, da parte dei soldati jugoslavi, nel corridoio di collegamento con il Tribunale, probabilmente nessuno sapeva di questo passaggio. La lotta in città fu breve, i soldati germanici si arresero alle truppe neozelandesi che, nel frattempo, erano entrate a Trieste. Terminava dopo venti mesi l’occupazione del territorio da parte dell’esercito tedesco.

La galleria del ricovero antiaereo comunale (10) (Lucio Mircovich)

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