Casino bonus senza deposito non AAMS possono ottenere nuovi giocatori e giocatori abituali.
 

Escursione – Parco geominerario di Rabl e laghi di Fusine

associazione XXX Ottobre Trieste commissione TAM 24 corso 2025

Conferenza di Enrico Frangipani (geologo) e Patrizia Ferrari:
martedì 27 maggio 2025, alle ore 17.30, nella sede di Via Battisti 22.
Escursione e visita: domenica 1° giugno 2025.

Introduzione

Il piccolo polo turistico nel cuore delle Alpi Giulie ospita il parco Geominerario di Raibl con la ex miniera e il museo geologico dove si espongono reperti dell’antica attività mineraria e campioni indicativi della geologia della zona. Il paese sorge a 900 metri sul livello del mare, tra il monte Re, il monte Cinque punte ed il lago di Raibl, circondato da faggio e abete rosso, pascoli e rocce. Il parco ospita una delle più importanti miniere europee di piombo e zinco, scoperta in epoca romana e attiva dal secolo XVIII fino al 1991, ora divenuta un ecomuseo.

Raibl miniere

Un viaggio nel cuore della terra per scoprire minerali, tecniche di estrazione ma anche rischi e fatiche che migliaia di minatori hanno corso per secoli dentro le sue viscere.
Il giacimento di Raibl sorge nel cuore delle Alpi Giulie settentrionali, tra i potenti massicci dolomitici del gruppo del Mangart e del gruppo dello Jof Fuart, lungo la stretta valle del Rio del Lago. La maggior parte della mineralizzazione si trova all’interno del Monte Re Piccolo ed è costituita da solfuri di zinco, piombo e ferro. La chiusura della miniera ha rappresentato un cambiamento epocale per l’intero comprensorio della Valcanale segnato durante questi ultimi decenni da un progressivo spopolamento e abbandono.

Un po’ di storia

L’attività estrattiva secondo le testimonianze storiche interessò il giacimento a partire dai primi anni del XIV secolo, ma non è da escludere vista la grande evidenza della mineralizzazione, risaltata dalla colorazione rosso ruggine delle rocce della zona, che tale attività venisse praticata in tempi precedenti all’età romana.
Il primo documento ufficiale che fa riferimento all’attività estrattiva risale al 1320, e risultava esser gestita da 48 padroncini, presso i quali trovarono impiego 100 dipendenti. Fino al 1772 l’attività estrattiva si basò su metodi di coltivazione artigianali, organizzata in diverse aree a capo delle quali si alternarono diverse famiglie della Valcanale e venete.

raibl

La complessa suddivisione dell’area portò ad un irrazionale sfruttamento della miniera che non ebbe mai, per esempio, un idoneo sistema di ventilazione sotterraneo e produsse una quantità di piombo tre volte inferiore a quella prodotta a Bleiberg. Nel 1772 l’erario imperiale asburgico divenne l’unico possessore del giacimento, assorbendo tutte le concessioni. La statalizzazione portò per la prima volta ad uno sfruttamento di tipo industriale del giacimento e il numero dei dipendenti passò da 113
nel 1775 a 300 nel 1776. Fino al XIX secolo la coltivazione mineraria venne esercitata unicamente nella parte alta del monte Re, ovvero nella parte superiore rispetto al livello del paese (denominato livello zero).
In seguito, lo sfruttamento incominciò ad interessare anche la parte più profonda del giacimento. Nel corso del secolo iniziarono anche le prime attività di studio e ricerca dello stesso. Gli investimenti furono produttivi perché i siti estrattivi aumentarono notevolmente grazie all’individuazione di nuove aree mineralizzate. Nel 1898 venne costruita la prima centrale idroelettrica presso Muda, allo scopo di produrre energia che andasse ad alimentare gli impianti estrattivi.

Nel XX secolo lo sviluppo complessivo delle gallerie raggiunse una ottantina di chilometri che si spingevano fino a 450 m sopra il livello del paese e 240 m di profondità per i livelli inferiori. Il problema più grande a quelle profondità era l’acqua che in grande quantità allagava le gallerie. All’epoca non vi era alcuna pompa che potesse eliminarla, così si costruì una galleria di scolo, la galleria Bretto, per drenarla nel torrente Coritenza presso Log pod Mangrtom. Nel 1920 la miniera passa allo stato italiano che la sfrutta con la società anonima miniera Cave del Predil sforzandosi di introdurre sistemi di coltivazione più moderni. Si costruì una teleferica per il trasporto del materiale fino a Tarvisio e si introdussero nuovi sistemi di
arricchimento del minerale prima per “flottazione differenziale” e successivamente nel 1939 per “gravità in liquido pesante”. A partire dal 1952 la forte meccanizzazione e automazione dei processi produttivi consentirono di ampliare ulteriormente l’area estrattiva. Le gallerie, dislocate su trenta livelli, superavano i 120 km di lunghezza per uno sviluppo in altezza di quasi 1000 metri di cui 520 sotto il livello del paese.

Dopo vari passaggi di mano, la miniera venne definitivamente chiusa nel 1991 quando ancora contava 140 dipendenti.

Curiosità

La galleria Bretto, terminata nel 1905 per drenare l’acqua, venne utilizzata dai minatori per raggiungere il loro posto di lavoro senza dover superare il passo del Predil e poi dall’esercito austriaco per rifornire le truppe al fronte di vettovaglie e munizioni. Nel 1908, al suo interno, venne realizzata una piccola ferrovia elettrica. Nel 1947, uno sbarramento costituito da sbarre di ferro, divenne confine di stato fra la repubblica italiana e quella Jugoslava, venendo identificato come valico di seconda categoria.

Cenni geologici

La successione stratigrafica affiorante nell’area di Raibl occupa un intervallo di tempo compreso fra il Ladinico inferiore (fm. di Buchenstein) e il Norico (Dolomia principale). Le unità formazionali presentano spesso rapporti di eteropia laterale nei quali alla crescita di unità di piattaforma carbonatica si accompagna lo sviluppo di unità bacinali di ambiente più o meno profondo. Da un punto di vista paleogeografico possiamo riconoscere unità di piattaforma e unità di bacino. La “Dolomia dello Schlern”, nota anche come dolomia metallifera, costituisce una potente piattaforma carbonatica risalente al Trias medio sup. Sempre in zona, da segnalare le vulcaniti di Rio Freddo, porfidi ladinici a cui sono riferite le soluzioni idrotermali. In
alcuni punti essi assumono il carattere di filoni e si intrudono attraverso spaccature verticali nella Dolomia metallifera.

La mineralizzazione è contenuta prevalentemente nella “Dolomia metallifera” (Dolomia Cassiana”) compresa fra il Buchenstei a letto e il calcare Del Predil del “Gruppo di Raibl” a tetto. Le numerose faglie che variamente solcano il M.te Re, per la verità prevalentemente calcareo, testimoniano che è stato sede di intensi fenomeni dinamici tanto da farlo assumere tettonicamente l’aspetto a gradoni di un horst. Ne sono state contate più di 250 al solo contatto col Raibl; molte di esse sono mineralizzate e rappresentano il motivo mineralogico-tettonico predominante.

La mineralizzazione

Si potrebbe suddividere il giacimento in primario e secondario. Nel primo, più importante, troviamo i solfuri di ferro, piombo e zinco, depostisi lungo le faglie ad opera delle acque percolanti ricche di ioni metallici. Nel secondo potremmo sistemare gli ossidi di ferro e i carbonati, probabilmente derivanti dalla lisciviazione del giacimento primario. I corpi minerali appaiono in forma colonnare o filoniana. Molti sono quelli sub-verticali, localizzati in corrispondenza del sistema di faglie che delimita il bacino. La mineralizzazione non appare mai limitata lateralmente da salbande nette, per cui oltre alla zona di faglia può interessare anche la roccia incassante ai lati di essa. In questo caso la mineralizzazione appare compatta in corrispondenza del piano di faglia, diffusa o finemente dispersa nella breccia di faglia e all’interno della roccia incassante.

Anche se meno diffuse, sono presenti lenti di minerale disposte parallelamente alla stratificazione.
Interpretazioni recenti di alcuni aspetti genetici della mineralizzazione, li inquadra in una prospettiva di eventi idrotermali che si succedettero senza interruzione di continuità nel Triassico. Se la diminuzione di temperatura di un fluido in risalita dal sottofondo marino può ben essere la causa di una sovrasaturazione in solfuri, flussi turbolenti e conseguenti cadute di pressione appaiono i meccanismi più probabili in grado di spiegare la precipitazione della calcite, cioè del minerale di ganga. Si ipotizza che i fenomeni idrotermali non durarono a lungo, forse pochi anni solamente.

I laghi di fusine

I laghi di Fusine, uno superiore ed uno inferiore, occupano una splendida conca glaciale circondati dal massiccio del Mangart e delle Ponze. Questo ambiente è stato modellato dal ghiacciaio che occupava la valle 10.000 anni fa e che ha trasportato anche due massi erratici tra i più grandi delle Alpi (Marinelli e Pirona) che potremo ammirare. I laghi si sono formati dal ritiro del ghiacciaio e dalla formazione di 2 evidenti cordoni morenici. Dal punto di vista botanico e boschivo, sono presenti abeti rossi e faggi che ben si adattano alle rigide temperature invernali e alle forti escursioni termiche giornaliere durante l’estate

Laghi di Fusine

  • Ritrovo in piazza Oberdan alle ore 7:30
  • Partenza ore 7:45
  • Sosta caffè – Uscita autostrada Carnia
  • Pausa pranzo al sacco o in alternativa al ristorante dei laghi di Fusine dove ci recheremo al termine della visita al parco geominerario e relativo museo
  • Quota di partecipazione per gli iscritti TAM-CRUT € 33
  • Non soci CAI € 40 + € 13 per assicurazione infortuni e soccorso alpino.
  • La quota comprende solo il bus che verrà noleggiato al raggiungimento della quota minima di 20 posti.
  • Non comprende l’ingresso al parco geominerario e al museo.
  • Iscrizioni volendo da subito per mezzo SMS al referente Renato Spadaro, tel 3313238786, oppure martedì 27maggio prima e dopo la conferenza.
Condividi
Per poter migliorare e aggiungere contenuti di qualità riguardanti la nostra amata Trieste, puoi effettuare una donazione, anche minima, tramite Paypal. Ci sarà di grande aiuto, grazie!

You may also like...

Almanacco News