Per i lunedì della Società dei Concerti Trieste, il 19 maggio alle 20:30 al Teatro Verdi di Trieste le più celebri composizioni di George Gershwin, eseguite nella sorprendente formazione di pianoforte a quattro mani del Duo Faccini e affiancati dall’energia delle percussioni di Fabian Perez Tedesco e Marco Viel, offriranno un’esperienza d’ascolto unica e travolgente.
George Gershwin, geniale innovatore del linguaggio pianistico e della nuova musica del suo tempo, incarna musicalmente non solo una nazione, ma l’intera generazione di artisti americani che hanno plasmato e influenzato il mondo con i ritmi, le melodie e le sonorità di una cultura in continua evoluzione, frutto dell’incontro e della fusione di molteplici tradizioni.
Il concerto di lunedì che chiude la 93^stagione della Società dei Concerti (ma non le sue attività che proseguono con diverse rassegne estive), intitolato “George Gershwin, l’Americano!” è incentrato su alcune delle opere più conosciute di George Gershwin: Ouverture Cubana, Rhapsody in Blue e Un americano a Parigi.
«Nel repertorio proposto – spiega la pianista Betsabea Faccini – solo uno dei brani è trascritto da Gershwin: l’Ouverture Cubana. Rhapsody in blue è trascritta da Henry Levine mentre i restanti due brani, Un americano a Parigi e le Variazioni su “I got rhythm” sono trascritti da noi. Nella nostra attività moltissimo spazio viene dato al mondo delle trascrizioni, come si può ben vedere dal nostro repertorio… e molte di queste le abbiamo fatte proprio noi. L’orchestra, con i suoi colori, timbri e impasti, ha davvero un grande fascino. Questo mondo di suoni ha la capacità di spronare l’inventiva musicale e la fantasia dell’artista come nient’altro. Offre opzioni, idee, storie, un continuo dialogo fra strumenti…e nel nostro caso, fra quattro mani!».
Sulla complessità dell’arrangiamento per pianoforte a quattro mani di partiture orchestrali, ha aggiunto: «È sicuramente molto complicato, una sfida, riuscire a rendere un’intera partitura orchestrale con solo 88 tasti. Il primo passo è uno studio attento all’effetto sonoro prodotto dall’orchestra, sia tramite la partitura sia grazie alle incisioni. Da qui si cercano, poi, le possibili soluzioni applicabili al pianoforte. Bisogna raggiungere sempre dei compromessi… questo fa parte del gioco. A volte si toglie qualcosa, a volte si aggiunge qualcosa.»
Infine, riguardo all’influenza stilistica di Gershwin, ha sottolineato: «Le opere di Gershwin sono fortemente influenzate dal gusto francese del periodo a cavallo tra ‘800 e ‘900. La sua ammirazione per compositori quali Debussy e Ravel è chiara e leggibile nella sua musica. L’armonia che usa, gli impasti, le sonorità, le strutture… sono tutti elementi influenzati dal mondo francese e arricchiti, nel caso di Gershwin, dai ritmi e dalle melodie jazz. È questa sicuramente l’innovazione che troviamo all’interno della sua musica…la capacità di combinare il ‘colto’ con la libertà del mondo jazz, lasciando a entrambi lo spazio per esprimersi. Questo programma si può quindi considerare assolutamente come il proseguo, un fil rouge, del progetto proposto due anni fa.»